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Ti presento la Famiglia Guardo

Salvatore Guardo, Turi Puputuni per gli amici, nasce a Gravina di Catania il 30 Gennaio del 1945 da un’umile e onesta famiglia. Comincia a lavorare all’età di sei anni consegnando il pane con un piccolo carretto nel suo paese. Solo da adulto, dopo aver lavorato per tutta l’infanzia e l’adolescenza, avrà la possibilità di frequentare le scuole attualmente d’obbligo e diplomarsi conseguendo il titolo di Geometra. Ma i titoli, che fossero piccoli o grandi, al mio papà non sono mai importati. Perché a scrivere sono io, la sua unica figlia, e sintetizzare la grandezza e la vita del mio grande amore è un compito assai arduo.

Dopo aver provato diversi mestieri e aver svolto il servizio di leva, trova la sua strada e diventa elettricista specializzandosi negli impianti d’allarme, sua grande passione giovanile. È così che comincia tutto. Ottiene i suoi primi lavori, compra la sua prima tanto amata FIAT 500 con i cerchioni colorati e poi la Fulvia Montecarlo. Infine, cosa più importante, conquista la donna dei suoi sogni: Fernanda Talarico, calabrese, che sposerà nel 1976 e che le darà la sua unica figlia: Grazia (piacere!). Proprio per questo motivo -per un senso di stabilità-  decide di aprire un piccolo negozio di materiale elettrico in via Gramsci. Aiutato dalla moglie (perché è proprio vero che dietro c’è  sempre una grande donna) che per i primi anni si occupa da sola dell’attività riesce a diventare con fatica e passione una realtà nel settore.

 

 

Nel 2014 viene stroncato da un tumore al pancreas. Non perdendo mai la forza, il sorriso e motivando chiunque gli fosse intorno. Senza mai piegarsi, lamentarsi o maledire la sorte. Dopo una vita piena d’amore, di tuffi a Portopalo, di corse sull’Etna e di viaggi in giro per il mondo con i suoi tantissimi amici è andato via in modo straziante lasciando tutti sconvolti ma colmi di ammirazione.

È stato un amico generoso, estroso e unico. Un marito speciale, devoto e presente. Un suocero gelosissimo quando la figlia si è innamorata di un Torinese, Pierluigi Melone, cui poi inaspettatamente si è affezionato anche lui reputandolo un figlio. È  stato, è e sarà sempre  un padre eccezionale, unico e incredibile. Turi, perché anche io lo chiamavo così, ha messo sempre me davanti a ogni cosa. Ha scelto sempre me senza pensare. Ha dedicato la sua vita a rendermi felice incentivandomi sempre e comunque a inseguire i miei sogni. Mi ha protetto, sorretto e abbracciato in ogni istante della mia esistenza. È il padre che tutti sognano e io ho avuto l’immenso onore di essere il suo sangue. Di essere “la stessa cosa”, come amava sempre dirmi.

Il mio sogno era disegnare e scrivere libri per bambini. E il mio sogno si è realizzato. Prima di andare via papà mi ha detto “Vendi tutto. L’azienda non deve mai ostacolarti nelle tue scelte. Sii libera. Ho lavorato una vita senza che questo mi pesasse per renderti felice e per far sì che inseguissi i tuoi sogni, Sciatu miu” (Sciatu in siciliano significa Respiro. Vita).

Ho impiegato qualche anno a capire cosa fosse  giusto per me, per i ragazzi che lavorano da quando sono piccola in azienda, per mamma e per Pier. E se il cielo vorrà per i miei figli. E la risposta è stata “Non vendo”.

Perché se tu hai lavorato una vita per realizzare i miei sogni allora io posso lavorare una vita per continuare i tuoi e non mollare i miei.

 

Questo è Guardo: un’azienda un po’ bizzarra capitanata da un’illustratrice che a stento sa cambiare una lampadina. Un’azienda un po’ sopra le righe che al primo posto ha messo il  sentimento e non il fatturato.

Proprio per questo è magica.

Proprio come il mio papà.

 

Grazie per essere qui,

 

Grazia Guardo (ma chiamami Iaia perché i formalismi non mi piacciono)